domenica 4 novembre 2012

Andrea Satta su l'Unità


Domenica 4 novembre 2012



Marta, Licio e ’a Munnizza

Marta ha i piedi nell’aria, disegna sempre, mangia poco, dorme poco, parla poco, ogni tanto beve. Viene da Guidizzolo, paesino vicino Mantova, la fabbrica della nebbia, ma Dal Prato, il suo cognome, chiama la primavera. Lei è colore e spavento, dolcezza e trasformazione, incubo, mondo capovolto, ossessione. Spesso dipinge a olio quello che sarà manifesto, incarto, logo.
Licio ha i piedi nell’acqua, vive a Salerno, il profilo Maghreb, è attesa e percorso, incanto, tratto e carboncino in diastole. Lui disegna sulla sabbia. L’ho incontrato sul Passo dello Stelvio, mentre faceva chiaroscuri sul Piccolo Principe. Ha la barba lunga e i capelli raccolti in un ciuffo, il sorriso fantastico, l’abbraccio vero. Loro due si sono conosciuti su un camper, in una spedizione al Tour de France che misi su qualche anno fa e che Mura definì «da matti». C’era Betta, c’era Timi, c’era Gianni Cletta. Anticipavamo la corsa di un giorno, ci mischiavamo ai transennisti, improvvisavamo sprint nei traguardi a venire, albe in veglia dell’arrivo vero, scrutavamo l’onda dell’attesa montare e intirizziti tramonti sulle Alpi e sui Pirenei.
C’erano a bordo una giornalista musicale, un’esperta di storia contemporanea, un biologo ambientale, un ingegnere-autista e ognuno faceva quel che voleva, io scrivevo di bici, c’era chi leggeva e chi prendeva appunti. Marta e Licio disegnavano sdraiati sull’erba. ’A munnizza ha i piedi per terra, anzi sottoterra… a Cinisi, c’era una salita, il giorno dopo il concerto. Nel giorno dell’omaggio per i 30 anni dalla morte di Peppino Impastato, felice di aver mantenuto la promessa, fiero di esserci stato, salivo per un strada, in uscita dall’albergo verso il Duomo per il pranzo con Giovanni. Fu proprio lui, il fratello di Peppino a invitarmi a suonare per un 9 maggio speciale. Ma quella salita verso il Duomo, poco prima dell’ora di pranzo si riempì di parole feroci: «Ma ’a Munnizza si raccoglie una volta l’anno o tutti i juorna?» disse quello coi baffi a quello senza…Unghie di ghiaccio nelle spalle, sillabe che ci camminarono sulla schiena, uscite dal petto di due camerieri in attesa di avventori, di qua e di là dalla strada. «Che vorrà dire?» chiedemmo a Giovanni. «Che ve ne dovete andare – rispose – la vacanza che vi hanno concesso nel giorno di Peppino è finita…». Cominciammo a scrivere e disegnare, con calma, furiosamente. In questi giorni, al Marte di Cava de’ Tirreni, va in scena Munnizza che intanto è diventato un corto disegnato e animato, un pretesto per parlare di comunità e legalità, un viaggio partito da Cinisi con in mostra i versi di Peppino e la voce di Radio Aut. Tutte cose che la mafia voleva spegnere. Presidi, professori, prenotatevi è un’idea dedicata alle scuole italiane… ’A Munnizza che viene da Casa Memoria è un viaggio nel coraggio. No lucro, solo matita e colore, Marta e Licio.

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